TumTum la leggenda

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Voglio raccontarvi la leggenda di TumTum, il mitico polistrumentista,

della tribù Web White Wolf  insediata nel sud dell'Italia;

vi era stato sospinto dal vento che dallo Zambesi taglia il deserto ed

il mare per spegnersi e riaccendersi di nuova foga sulla costa brasiliana.

Suo padre Fuego e sua madre Agua, amerindi d'origine, pur provenendo

da Siviglia erano cresciuti nel Tibet, ma vivevano da anni in quel villaggio.

TumTum diede presto segni premonitori di quella che era la sua passione,

o meglio, di quelle che sarebbero state le sue 'due' passioni.

Difatti, se fu dapprima difficile, divenne poi impossibile per la madre allattarlo

alla solita maniera: il bimbo si attaccava al seno ma rifiutava succhiarvici;

amava invece, tenendo tra le mini dita il capezzolo, 'soffiare'

(un operazione alquanto difficile per uno stronzetto di pochi mesi)

nel farlo diventava serio e si capiva che, per quanto piccola potesse essere,

l'Anima la metteva tutta lì.

Strano a dirsi poi era attratto freneticamente dal profumo del sesso e assurdo

a credersi  cresceva a vista d’occhio non nutrendosi d’altro che di succo di figa.

Abbandonò ben presto la rosea mammella per iniziare a suonare una tromba trovata

quasi per caso in una cassetta delle lettere che era stata lasciata là,

in uno dei suoi ultimi viaggi, dalla ‘civiltà’ “Che tutto arraffa e se ne va”

come cantavano i vecchi del villaggio in un 6/8 veloce;

ed era al ritmo di strane entropie musicali, simili in struttura a rag-time tarantellati,

che le giovani donne danzavano, eroticamente sudando, arricchendo

di mille perline luccicanti quel corpo già splendidamente formato.

Durante una di queste feste tribali TumTum ..........

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L’eco attraversava valli e foreste vociando: “ TumTum .............. ”

poi incappò in una montagna e finì di  fare lo stronzo tornando ad essere

lo stupido, asino ripetente di sempre.